CARATTERISTICHE E DIFFERENZE

Quando si guarda un prato, l’occhio si concentra spesso e solo sulla parte verde dimenticando che la parte ipogea (quella che sta sotto il suolo) è importantissima per la salute della porzione epigea (quella che sta sopra il suolo).

Carotatura e bucatura (o chiodatura) sono proprio due operazioni colturali che agiscono sul substrato, migliorandone le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche. Il significato è quello di creare dei passaggi per l’aria che aumentino gli scambi gassosi tra l’atmosfera ed il terreno sul quale viene coltivato il prato. L’ossigeno è importantissimo per lo sviluppo dell’apparato radicale della pianta e per lo sviluppo corretto dei microorganismi benefici presenti nel substrato. La sua presenza nel sottosuolo è spesso limitata dalle peculiarità del terreno stesso: substrati molto argillosi o limosi proprio per le loro caratteristiche cristallochimiche si compattano facilmente e creano una barriera impenetrabile per l’aria. Possiamo immaginare che le particelle che costituiscono questi terreni siano assimilabili a dei microscopici foglietti. Quando si schiaccia il terreno passandoci sopra ripetutamente (mezzi, animali, persone) i foglietti si comprimono gli uni sugli altri: fanno come le pagine di un libro dove, quando è ben chiuso, diventa difficile infilargli qualcosa dentro. Le continue pressioni rendono il terreno compatto ed asfittico, le radici non scendono in profondità e la pianta risulta debole: all’arrivo di un minimo stress fisico (carenza di acqua, caldo, calpestìo) il tappeto erboso perde uniformità e si dirada. Le operazioni meccaniche di carotatura e chiodatura permettono all’aria di penetrare, all’ossigeno di raggiungere la radice che così respira e cresce, rendendo la pianta più robusta. Queste pratiche colturali permettono anche di aggiungere al substrato delle sostanze specifiche e di posizionarle in modo preciso vicino alla radice in modo che entrino subito in contatto con la pianta. Quando occorre migliorare il substrato di coltivo dal punto di vista della biofertilità si inseriscono sostanze organiche nobili come The Andersons Humic DG che dopo una carotatura o chiodatura penetra all’interno del suolo e può subito iniziare la sua azione benefica volta proprio ad incentivare l’azione dei microrganismi del terreno (microflora e microfauna) responsabili della demolizione della frazione organica presente a favore delle colture.

La profondità di queste operazioni dipende ovviamente dalla macchina che si ha a disposizione: per la carotatura si va dai 6-8 cm di profondità raggiunti dalle macchine da giardino sino ai 10-12 cm tipica degli attrezzi professionali più grandi semoventi o portati a trattore. Se si parla di chiodatura si passa anche qui dai 6-7 cm di profondità per le macchine di piccole dimensioni sino ai 20 cm che si raggiungono con bucatrici portate da trattrice. Anche il diametro delle carote e dei buchi cambia in base alle necessità ed al periodo in cui si effettua l’operazione. Se si opera in periodi “buoni” vale a dire in primavera precoce o in autunno, ovvero quando il prato recupera velocemente chiudendo gli spazi lasciati dai fori, si può lavorare con chiodi o fustelle anche di 2,0-2,5 cm di diametro. Se invece è necessaria un’operazione più leggera si possono impiegare fustelle di diametro ridotto o chiodi anche inferiori al centimetro: in questi casi si creano spazi di dimensioni più piccole e quindi più facili da chiudere da parte del tappeto erboso. La scelta della dimensione degli organi lavoranti può dipendere anche dalle tempistiche di fruizione delle superfici inerbite: se questo periodo è molto breve, ad esempio per ragioni di calendario sportivo, converrà impiegare attrezzi più piccoli e quindi più delicati che non danneggiano in alcun modo la planarità e l’uniformità della superficie inerbita.

Dopo queste operazioni è sempre opportuno effettuare una sabbiatura (top dressing) con sabbia silicea lavata fine (1-1,5 mm di diametro in media) per mantenere aperti i canali nel tempo e permettere il passaggio dell’aria e dell’acqua. Se non si aggiunge l’inerte, questi punti di entrata si tapperanno velocemente per via della plasticità del terreno vanificando i benefici di queste operazioni colturali.

Abbiamo parlato di bucatura e carotatura come se fossero la stessa cosa: che differenza c’è tra le due operazioni?

La bucatura è semplicemente la penetrazione forzata di una punta nel terreno. Si crea un canale di entrata nel suolo e la zona circostante al foro viene micro-fratturata dall’azione di entrata ed uscita della punta legata all’avanzamento della macchina operatrice. Non si sostituisce il substrato, ma lo si arricchisce dal punto di vista fisico con dell’inerte (sabbia silicea).

La carotatura è un’operazione che consiste invece nel far penetrare nel terreno una fustella cava e consente di asportare una piccola porzione di substrato (carota) che andrebbe eliminata e smaltita. La sabbiatura successiva permette poi di sostituire il volume di terreno asportato con della sabbia fine silicea, migliorando anche in questo caso le caratteristiche fisiche del substrato di coltura.

Il limite di queste operazioni è ovviamente la presenza importante di sassi, pietre, inerti nel terreno che rendono pericolosa l’operazione per l’operatore e deleteria per l’attrezzatura impiegata, ma anche per il prato che viene rovinato dall’avanzare irregolare della macchina impiegata. Naturalmente prima di effettuare la bucatura e/o la carotatura occorre verificare la profondità dei tubi dall’impianto irriguo che, se costruito a regola d’arte, non crea solitamente alcun problema poiché le tubazioni risultano più profonde dell’intervento di decompattazione. Bisogna segnare con un picchetto anche i punti acqua (irrigatori) per non rovinarli. Va verificata e segnata con precisione la presenza di fili guida e di ritorno di eventuali robot tagliaerba e, nel caso di superfici ad uso sportivo riscaldate, il posizionamento dell’impianto di riscaldamento per non rischiare di forarlo durante le fasi di lavorazione.