L’estate è sicuramente il periodo più complesso per il tappeto erboso. Agli stress climatici, alle limitazioni idriche ed alle difficoltà legate alle patologie fungine si aggiungono i danni recati dagli insetti. Si tratta di parassiti pericolosi soprattutto nella loro forma larvale; l’adulto nella stragrande maggioranza dei casi, non crea particolari problemi al prato (diverso è quanto potenzialmente può accadere su siepi, arbusti, ecc.).
I principali insetti responsabili sono le nottue (bruchi di farfalle notturne appartenenti alla famiglia dei lepidotteri), i curculionidi ed i maggiolini (larve di scarabeidi facenti parte della famiglia dei coleotteri) e le tipule (somiglianza a grosse zanzare ed classificazione all’interno della famiglia dei ditteri).
Le manifestazioni dei danni sono spesso evidenti, ma difficili da anticipare e da riconoscere: questi animali in forma larvale vivono sottoterra e si alimentano voracemente delle radici del prato e nel caso delle nottue anche con le parti basali della pianta. Si arriva ad avere una vera e propria asportazione dell’apparato radicale; in concomitanza di condizioni di clima asciutto si manifestano disseccamenti irregolari del tappeto erboso. Spesso gli effetti vengono scambiati per patologie fungine e quindi per lo più s’interrompe l’irrigazione. Ma così facendo il danno aumenta in maniera esponenziale: il tappeto erboso muore irreversibilmente per disseccamento, poiché la parte fogliare continua ad evapotraspirare senza essere sostenuta dall’apparato radicale che ormai non c’è più.
Ci sono tuttavia alcuni segnali che possono portare alla corretta diagnosi del problema. Il primo è vedere se sul tappeto erboso si posano corvi e gazze che col becco cercano le larve nel substrato: questi uccelli hanno una sorta di radar e sentono la presenza delle loro prede anche senza vederle. Non ci si può ovviamente affidare a loro per una possibile opera di pulizia mirata, anzi essi sono poi colpevoli di ulteriori danni collaterali di distruzione del manto erboso perché col becco “arano” letteralmente il prato. Se ci si accorge precocemente della loro azione di ricerca delle larve, verificare la presenza di queste ultime è semplice: basta provare a sollevare il tappeto erboso ed accertarsi della presenza degli ospiti indesiderati che si trovano esattamente appena sotto il cotico. Anche animali superiori come volpi, tassi, ma soprattutto cinghiali banchettano volentieri con le larve terricole, ma il passaggio di questi mammiferi di solito non lascia alcuna possibilità di recuperare il prato: l’azione dei cinghiali in particolar modo è davvero devastante!
Vediamo brevemente che aspetto hanno questi parassiti. Le nottue si riconoscono perché hanno l’aspetto di vermiciattoli di color verde-marrone e scavano gallerie verticali che portano alla base dell’erba dove operano rosicchiando le parti basali delle piante. Le tipule hanno larve apode (senza capo) di colore bruno nerastro lunghe circa 3 cm. Le larve dei coleotteri (le più voraci) sono lunghe da 1 sino a 3 cm, hanno il capo marrone, il corpo bianco e la parte finale scura, spesso sono arrotolate a “C”, presentano 6 zampe nella parte anteriore. È sufficiente la presenza media di una larva per una superficie di 20 cm x 20 cm di prato per comportare danni importanti.
Ci si accorge della presenza dei parassiti anche perché, ove si manifestano disseccamenti, il tappeto erboso si stacca letteralmente dal substrato senza alcun sforzo: se si afferra l’erba per “i capelli”, viene via l’intera zolla senza radici!
Come ci si può difendere da queste divoratrici voraci?
Mai come in questo caso assume così tanto significato la parola prevenzione.
A parte prodotti commerciali autorizzati a base di Deltametrina e/o di Spinosad (che hanno un’azione abbattente verso gli adulti, ma piuttosto blanda alle dosi autorizzate d’etichetta verso le larve dei prati), non esistono più prodotti chimici di sintesi utili per eliminare queste forme larvali. Occorre quindi agire in anticipo con prodotti biologici a base di funghi antagonisti ed aiutare il tappeto erboso a mantenere sempre un apparato radicale forte e sano.
Come funzionano i funghi antagonisti? Agiscono nutrendosi della chitina che è la componente fondamentale dei tegumenti delle larve e degli insetti adulti. In questo modo debilitano il parassita infettandolo e portandolo alla morte. Ovviamente è importante agire prima della comparsa massiccia delle larve in modo che il fungo antagonista si sviluppi nel terreno e possa espletare al massimo la sua azione di aggressione sulle stesse. La soluzione Emeraldgreen al problema dei parassiti terricoli è il prodotto Meta+. Si tratta di una miscela liquida particolarmente concentrata di funghi antagonisti chitinolitici e funghi benefici della rizosfera con funzione insetticida e nello stesso tempo con azione di stimolo per la radice della pianta. Infatti ad una componente micorrizica si aggiungono i funghi antagonisti Metarhizium anisopliae e Beauveria bassiana in alte concentrazioni, pari a minimo 109 UFC/g (Unità formanti colonia per grammo di prodotto commerciale). Risulta disponibile anche il formulato granulare semplice da distribuire: Meta 90.
Occorre iniziare i trattamenti a metà primavera in modo da prevenire l’insorgere dei guai. Si effettuano almeno un paio di trattamenti a distanza di 15-20 giorni in modo da “caricare” il terreno con le spore di questi funghi benefici. È sempre opportuno aggiungere al trattamento della sostanza organica per ravvivare e sostenere il primo sviluppo dei microrganismi utili: Stress In è un concentrato di alghe che, oltre a stimolare la proliferazione dei funghi chitinolitici, fortifica l’apparato radicale del tappeto erboso. Amin Plus è un cocktail di aminoacidi biostimolanti che migliora la fisiologia delle piante, nutre la microflora “buona” del terreno e mantiene fertile il substrato di coltura.
È anche importante aiutare la distribuzione corretta dell’acqua nel profilo del suolo con l’impiego di agenti umettanti sia preventivi, come il prodotto Vivax, che curativi, come la referenza Duplex: in condizioni di apparato radicale scarso questi prodotti vengono in aiuto alla pianta tenendo adesa l’acqua e rendendola disponibile per il vegetale, aiutando a sopperire all’eventuale inefficienza dell’apparato radicale debilitato dai parassiti.
Per agire correttamente, in modo preciso, efficace e tempestivo, quindi, mai come in questi casi è necessaria la massima collaborazione tra l’operatore professionale e chi utilizza il prato: occorre saper osservare il tappeto erboso ed essere in grado di leggere i piccoli messaggi che invia quotidianamente. È su questo che si basa il successo della prevenzione così come sulla scelta di prodotti professionali, sani, efficaci e sicuri.