Come gli occhi sono lo specchio dell’anima allo stesso modo il tappeto erboso non mente sulla qualità del terreno su cui è coltivato. Avere un substrato ricco di Ossigeno, fertile, dinamico dal punto di vista dell’attività microbica è senz’altro sintomo di crescita vigorosa ed uniforme del prato. In queste condizioni anche la competizione delle essenze che lo compongono rende la vita difficile alle infestanti che non riescono a germinare e crescere in un tappeto erboso denso e chiuso. Le piante sono più vigorose e maggiormente tolleranti agli stress biotici ed abiotici. Coltivare il tappeto erboso in questa situazione diventa come percorrere una strada in discesa dolce e regolare: è facile, non si fa fatica. La fertilità del terreno crea un effetto volano che garantisce una nutrizione costante del cotico, le concimazioni e gli sforzi in generale (tutte le operazioni agronomiche) vanno dritti al bersaglio e non si sbaglia un colpo!

Un bel sogno vero?

La realtà è spesso differente, il prato ed il giardino in toto vengono coltivati su dei terreni di riporto che nella migliore delle ipotesi arrivano dagli scavi eseguiti durante la costruzione dell’abitazione o degli edifici attorno ai quali nascerà il verde. Si tratta dunque di terreni freddi, senza attività microbica che probabilmente non vedono la luce del sole da innumerevoli anni. Le caratteristiche di questi substrati sono: fertilità scarsissima o assente e struttura inesistente, da cui derivano l’incapacità di trattenere e trasformare in modo corretto i nutrienti destinati alle piante e la deficienza nel creare corretti rapporti aria/acqua nel terreno stesso.

Come ci si accorge che il sistema terreno non funziona?
Ci sono dei segnali generali che il tappeto erboso manifesta a giochi fatti: crescita stentata, diradamenti, colonizzazione da parte di malerbe infestanti. Ci sono anche degli allarmi precisi che vengono lanciati dal prato con un certo anticipo: la comparsa di alcune tipiche patologie fungine come Laetisaria fuciformis (Filo rosso), Sclerotinia homeocarpa (Dollar spot), Puccinia sp. (Ruggine), sono delle vere e proprie spie che si accendono per indicarci che il prato è andato in riserva di nutrienti essenziali (Azoto per primo). Altro segnale premonitore consiste nell’osservare che le concimazioni fatte a regola d’arte con la speranza di portare nuovamente il tappeto erboso “in forma” non risultano efficaci al 100%: le parti a pronto effetto si esauriscono subito e le porzioni a lenta cessione non vengono trattenute e trasformate correttamente; le piante continuano ad avere fame nonostante gli sforzi. È come cercare di riempire con dell’acqua un colapasta: questa sfugge inevitabilmente poiché ci sono i fori che non la trattengono. Così se il terreno non è fertile, esso non è in grado di trattenere i nutrienti e metterli a disposizione della pianta.

La struttura ideale di un substrato per la coltivazione del tappeto erboso è quella di un terreno franco-sabbioso. La porzione di scheletro, inserita in una corretta struttura, garantisce una buona penetrazione dell’aria in prossimità dell’apparato radicale favorendo lo sviluppo in profondità dello stesso con la capacità da parte del vegetale di esplorare un volume maggiore di terreno e col rafforzamento della pianta in generale. La porzione argillosa permette una corretta ritenzione idrica ed una corretta distribuzione dell’acqua e di ciò che è sciolto in essa: gli elementi nutritivi.

Per realizzare la struttura ottimale del terreno e per migliorarne la sua fertilità entrano in gioco tre componenti fondamentali che si possono integrare sia in fase di preparazione sia in fase di mantenimento del tappeto erboso: la sabbia silicea lavata fine, la sostanza organica di alta qualità ed i microelementi.

La prima favorisce la macroporosità facilitando la penetrazione dell’aria, la seconda interviene nella formazione delle micelle colloidali che trattengono gli elementi nutritivi e favoriscono la trasformazione corretta di questi ultimi. La terza soddisfa la famosa e ormai risaputa “legge del minimo”. Avere un terreno attivo e fertile significa possedere un alleato che trattiene i concimi che vengono somministrati e che li mette, di conseguenza, a disposizione della pianta. Se il terreno è sterile, non fertile, gli elementi nutritivi non si “agganciano” e vengono inevitabilmente persi per lisciviazione da parte dell’acqua, finendo nelle falde più profonde.

La radice assorbe l’Azoto quasi esclusivamente sotto forma nitrica e se i concimi non vengono trasformati in questo “mattoncino semplice” la pianta non riesce a nutrirsi. Chi effettua questa trasformazione? I microorganismi (microfauna e microflora) che smontano le molecole complesse e le rendono fruibili dai vegetali. A tali organismi benefici viene garantito lo sviluppo dalla presenza adeguata di sostanza organica e di Ossigeno.

I microelementi, invece, nella nutrizione delle piante favoriscono l’assorbimento corretto e la metabolizzazione dei macroelementi (Azoto, Fosforo e Potassio). Si tratta di nutrienti che attivano e rendono possibili la maggior parte dei processi biochimici e quindi regolano la crescita corretta, vigorosa ed armoniosa della pianta.

Come abbiamo già accennato, migliorare i terreni è un’operazione che si può eseguire sia in fase di creazione del prato e sia in fase di manutenzione. Nella prima è decisamente semplice incorporare i prodotti nel terreno durante le lavorazioni che precedono la semina. È importante comunque inserirli nell’ultima fresatura in modo da non portare il prodotto troppo in profondità. L’ideale è posizionarli nei primi 10 cm dove si troverà il maggior sviluppo dell’apparato radicale del prato. Quando il tappeto erboso è già presente, grazie allo sviluppo di nuove tecnologie e forme di rilascio, si possono spargere i prodotti professionali in superficie e veicolarli con l’acqua. Ancora meglio se si aiuta il posizionamento corretto dei medesimi con delle operazioni colturali tipo la carotatura o la chiodatura. Questi metodi agronomici consentono di far penetrare l’Ossigeno e rendono possibile il portare i materiali distribuiti direttamente a contatto con l’apparato radicale delle piante facendoli risultare tutti immediatamente disponibili.

È importantissimo, come già detto, utilizzare prodotti di altissima qualità. Le risposte di Emeraldgreen sono precise e specifiche.

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Si tratta di soluzioni altamente performanti e sicure: nessuna bruciatura o ustione e nessun problema di macchie su manufatti e laterizi in generale. La somministrazione è facile per via della granulazione precisa ed è comoda per l’assenza di polveri. La totale solubilità consente ai prodotti di entrare immediatamente in azione con rapidi benefici. In copertura possono essere somministrati in qualsiasi periodo dell’anno. Non aspettiamo che i problemi si manifestino in tutta la loro gravità! Meglio agire in prevenzione: ad inizio stagione vegetativa diamo tutto ciò che è necessario al tappeto erboso per svilupparsi in modo corretto. Si tratta di un investimento immediato e a lungo termine che renderà più semplice ed efficace l’intera manutenzione.