Dopo un importante periodo di clima asciutto che ha messo a dura prova le colture in generale, è iniziato a piovere (soprattutto in alcune aree del Nord Italia) e ci piace pensare che sotto una pioggia leggera i prati “ridano”, apparendo di un verde bello ed intenso.

L’acqua è un elemento fondamentale per tutti gli esseri viventi. Per le piante in particolare è proprio questo liquido prezioso a portare e distribuire le sostanze nutritive alle radici.

Succede tuttavia che, se le precipitazioni diventano molto (troppo) abbondanti o prolungate nel tempo, l’acqua eserciti un’azione di dilavamento dei nutrienti (soprattutto dell’elemento principale e più mobile che è l’Azoto) con la comparsa di alcune patologie del tappeto erboso tipiche di queste situazioni. Parliamo nello specifico della Laetisaria fuciformis (conosciuta anche come Filo rosso) e di Puccinia spp., Ustilago spp. e Uromyces spp. (costituenti il gruppo delle Ruggini).

Il Filo rosso si manifesta con chiazze di secco piccole e tondeggianti: se si osservano i fili d’erba colpiti si notano dei filamenti rossastri/aranciati/rosa uscire dall’estremità della foglia: sono le ife del fungo che si uniscono in stromi ben visibili ad occhio nudo. In caso di evoluzione della malattia, le macchie possono confluire tra di loro e formare delle chiazze più grandi.

Le piante colpite dalla Ruggine, invece, presentano sulla lamina fogliare e sul fusto delle pustole di color giallo – arancio. Si tratta degli sporangi del fungo che producono le spore con le quali la patologia si diffonde. In qualche caso viene attaccato anche il colletto con interessamento della corona. Questa patologia si rende particolarmente evidente quando il prato è fermo e/o cresce poco, ovvero quando abbondano le foglie più vecchie. Ad essere interessate sono infatti soprattutto queste ultime; le porzioni giovani della pianta vengono colpite in modo molto marginale.

Sono tuttavia disfunzioni non particolarmente gravi (se curate e/o meglio prevenute con le giuste attenzioni, i corretti metodi agronomici e i materiali professionali per la manutenzione del prato, come i fertilizzanti a lento rilascio) che si manifestano per lo più quando il prato smette di crescere per deficit nutrizionali e, nello specifico, quando il substrato di coltivazione si scarica di concime. Sostanzialmente la comparsa di questi sintomi è un campanello d’allarme e/o l’indicatore che il prato è andato “in riserva” di nutrienti.

PRATO CON RUGGINE

La responsabilità di questa situazione non è solo dovuta all’acqua che cade, quanto alle caratteristiche specifiche del substrato di coltivo. Troppo spesso i terreni su cui viene coltivato il tappeto erboso e che compongono il giardino in generale, sono gli stessi che si trovavano dove ora è stato costruito il garage o la tavernetta dell’abitazione: sono substrati di profondità con fertilità sostanzialmente pari a zero ovvero con attività microbica nulla. Non sono in grado quindi di trattenere e trasformare correttamente i nutrienti e metterli a disposizione delle radici della pianta. Per ovviare a questa situazione si deve intervenire con delle fertilizzazioni avvalendosi di prodotti di sintesi equilibrati che integrino velocemente le riserve di azoto nel terreno, mantenendole per un periodo di tempo adeguato (in questo periodo dell’anno ci si può orientare su concimi a lenta cessione e a rilascio programmato tipo Andersons Mantenimento 20.0.20, Andersons Turf H 18.0.7 con presenza di sostanza organica, NutriTurf Supreme 18.0.15 additivato di elementi organici “nobili”), ma anche con prodotti a base di acidi umici e fulvici ( come Andersons Humic DG) che mettano il terreno in condizione di trattenere correttamente ciò che serve al prato (chelazione naturale degli elementi con loro conservazione e liberazione nei momenti appropriati). Con la concimazione indirizzata sia alla pianta vera e propria e sia al substrato di coltura si va a correggere il motivo preciso per cui i patogeni hanno fatto/fanno/farebbero la loro comparsa.

Se la patologia è in stadio decisamente avanzato o l’attacco risulti essere molto virulento, oltre alla fertilizzazione, è possibile effettuare un trattamento con fungicida specifico a base di principi attivi ammessi all’uso dal Piano d’Azione Nazionale secondo le differenti regolamentazioni regionali e tramite le diverse aree d’impiego. Tendenzialmente si tratta di formulati a base di Tebuconazolo, di Boscalid e Piraclostrobin.

Certamente un corretto apporto nutrizionale è la prima forma di prevenzione delle malattie sopra illustrate. Ma diventa anche fondamentale il mantenimento di una forte carica microbica utile nel terreno per contrastare già dal nascere potenziali disfunzioni. Ecco che un richiamo con il bioattivato Myko + a base di Trichoderma spp. e Clonostachys rosea riduce gli spazi e i nutrienti a disposizione dei patogeni, entra in competizione diretta con i medesimi e protegge il prato dagli stress biotici. Se a questo si aggiunge l’impiego simultaneo (medesima soluzione) di Strep Wg + (Streptomyces spp. e Pseudomonas spp.) e di Amin Plus (sostanza organica con ampio sviluppo, oltre il 30%, di aminoacidi!), allora la funzione di potenziamento della prevenzione sarà massima e i rischi di manifestazione delle malattie ridotti al minimo.